Nelle praterie nordamericane tornano i bufali grazie alla “reimmatricolazione” da parte degli indigeni

Le praterie nordamericane un tempo vibravano sotto i passi di milioni di bufali, ma l’arrivo dei colonizzatori ridusse drammaticamente la popolazione di questi maestosi animali, con gravi impatti sulle comunità indigene e sugli ecosistemi locali. Oggi, un movimento culturale e ambientale di riabilitazione si sta espandendo tra le nazioni indigene, come la Montana First Nation,...

Le comunità indigene stanno reintroducendo i bufali nelle praterie nordamericane, uno dei loro simboli la cui presenza è stata drasticamente ridotta dall’arrivo dei colonizzatori

©O.S.Fisher/Shutterstock

Le praterie nordamericane un tempo vibravano sotto i passi di milioni di bufali, ma l’arrivo dei colonizzatori ridusse drammaticamente la popolazione di questi maestosi animali, con gravi impatti sulle comunità indigene e sugli ecosistemi locali.

Oggi, un movimento culturale e ambientale di riabilitazione si sta espandendo tra le nazioni indigene, come la Montana First Nation, che, nel loro impegno per ripristinare l’equilibrio della loro terra ancestrale, stanno reintroducendo i bufali.

Questo processo di “reimmatricolazione” va oltre la semplice reintroduzione: il termine, coniato dall’autore Stó:lō Lee Maracle, racchiude un profondo significato culturale, evidenziando un impegno a ristabilire una connessione tra popoli indigeni, bufali e natura, rispettando le leggi indigene e onorando il passato, presente e futuro.

I bufali possono migrare liberamente grazie ai corridoi ecologici

La reimmatricolazione dei bufali promuove la biodiversità e l’equilibrio ecologico delle praterie, ma dà vita anche ad un senso di rigenerazione culturale. Il Trattato di Buffalo, firmato


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