2023, ovvero l’anno dell’eolico. Scrive Atelli
É sempre difficile fare previsioni su questioni complesse, e tuttavia non farlo può talora essere peggio. Perché la fiducia è un fattore essenziale per i Paesi, come il nostro, alla ricerca di un assetto più avanzato, e dunque di conoscere elementi in grado di generare fiducia (ponderata, s’intende, non ottimistica) abbiamo bisogno. Ecco, se dovessi fare una previsione sul 2023, ora che è iniziato da settimane e si comincia a poterne cogliere la linea di tendenza, direi che – senza trascurare affatto il resto dei compiti affidati dalla legge alle Commissioni ministeriali che si occupano di valutazione di impatto ambientale – sarà probabilmente uno degli anni destinati a essere ricordati con riferimento alle rinnovabili in generale, e a all’eolico, in particolare.
A quest’ultimo riguardo, è il caso di rammentare che l’eolico offshore, pur rappresentando per l’Italia un settore ad elevato potenziale, ad oggi registra ancora in Italia una potenza installata pari a “zero MW”, a differenza di quanto accaduto in diversi paesi dell’Ue, anche grazie all’impiego di nuove tecnologie. I numeri, sono importanti: il Pniec approvato dal Governo Italiano ha
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